PALAZZO GIACOMINI ROMIATI

Ruderi e false rovine

Il giardino si pone come coronamento dei grandi lavori jappelliani: dal parco Treves del 1807, fino a quello pressoché coevo di villa Torlonia a Roma. Si può considerare opera d’arte a sé stante, creazione autonoma, concepita come luogo ricreativo, cornice ideale per l’otium del suo proprietario, ma soprattutto come centro culturale, portatore di messaggi più o meno complessi che si esprimono con un linguaggio composto di elementi naturali ed artificiali.

La fantasia dell’architetto, abbandonata la sintassi neoclassica adottata per le pubbliche committenze, negli incarichi privati si compiace di portare a massima espressione il gusto per il fantastico, l’eclettico, il magico.

Lo spazio è allestito scenicamente, sfruttando le architetture esterne come fondali, facendo così dialogare gli elementi del paesaggio circostante con la struttura del giardino.

La ristretta area pianeggiante a disposizione, circa 2500mq, viene abilmente dilatata dal progettista con la creazione di alture a ridosso del muro di cinta e di quinte verdi che mascherano i reali confini; Jappelli modifica la planimetria del terreno innalzando una montagnola lungo la quale si snoda un breve scenografico percorso, volutamente impervio, quasi iniziatico, che tra finti ruderi e rocailles porta all’ingresso della torre ottagona, perno figurativo di tutto l’allestimento.

L’abside della chiesa di S. Francesco diventa un fondale di grande attrazione suggestiva che accompagna il percorso verso la torre.

I sentieri tortuosi, sostenuti da materiale di recupero,sono interrotti da panchine di pietra e da una curiosa nicchia per la lettura con spioncino verso l’ingresso della casa. Sul pendio, qua e là, sono disseminati reperti antiquariali, false rovine, come una testa di sauro da cui sgorgava l’acqua, capitelli e un bacile neoclassico su colonna.

Alcune specie arboree costituiscono dei veri punti focali del contesto, come il maestoso e vetusto faggio pendulo (Fagus sylvatica pendula), accostato ad un magnifico albero di Giuda (Cercis siliquastrum), ritenuto a ragione il più bello del Veneto, anche questo ultracentenario.

Altri begli esemplari sono una magnolia obovata (Magnoglia hypoleuca), alcuni osmanto (Osmanthus fragrans), alcuni imponenti tassi (Taxus baccata), un grande e molto antico agrifoglio cinese (Ilex cornuta), tra i primi introdotti in Europa.

Il rimanente della vegetazione è costituito da allori( Laurus nobilis), bagolari (Celtis australis) e un sottobosco di edera a foglia piccola ( Hedera helix) , aspidistre ( Aspidistra elatior ), bergenie (Saxifraga crassifolia ) e giaggioli giapponesi ( Iris japonica ) simili ad orchidee dalla lunga e precoce fioritura.